(Ce n'è un'altra simile, più sotto)
Le stelle piccole durano più a lungo e molte sono poco luminose; ma comunque, a prescindere dalla loro dimensione, tutte le stelle alla fine avranno consumato tutto l'idrogeno. Una stella può ancora produrre energia "bruciando" nuclei più pesanti e combinandoli in nuclei ancora più pesanti, fino al ferro: questo è possibile in teoria, ma fornisce molto meno energia e non allunga di molto la vita di una stella. Quando tutto il combustibile è esaurito, la gravità ritorna di nuovo ad essere la fonte principale di energia e la stella comincia a collassare su se stessa.
La Terra mantiene le sue dimensioni poiché la sua gravità non è così forte da frantumare le rocce di cui è costituita. Non è così per una stella abbastanza massiccia da sostenere il processo di fusione nucleare. Una stella piccola può schiacciare tutti i suoi atomi insieme, formando una "nana bianca" -- cioè della metà della massa del Sole ma di dimensioni metà di quelle della Terra. Viene ancora emessa un po' di energia (per questo si chiama "bianca"), ma alla fine la stella probabilmente diventerà cenere scura.
Questo può essere anche il fato del nostro Sole. Nella fase finale avvengono strani cambiamenti: la stella diventa una "gigante rossa", diffusa ed enormemente grande, e poi successivamente molto del suo materiale viene espulso nello spazio così da formare una nebulosa "planetaria", ma non vi è un'esplosione. Ved. "The Complexity of Stellar Death" (La complessità della morte di una stella) di Yervant Terzian, "Science" vol. 256, p. 425-6, 15 Ottobre 1999.
Le supernovae
Le stelle di dimensioni varie volte quelle del nostro Sole hanno una gravità abbastanza intensa da comprimere insieme non solo gli atomi ma anche i nuclei, concentrando così tutta la materia in una sfera di circa 15 chilometri di diametro. Dopo il loro collasso, queste stelle diventano "stelle di neutroni" costituite soltanto da neutroni (avendo tutti i protoni commutato la loro forma), nuclei giganti densi come quelli al centro degli atomi. Viene liberata una enorme quantità di energia in questo collasso finale che è piuttosto rapido, in cui vengono espulsi gli strati più esterni della stella che collassa e in cui si producono gli elementi più pesanti del ferro.
[Ci si potrebbe chiedere perché questo collasso è così rapido, considerando che Helmholtz e Kelvin -- citati all'inizio di questa sezione -- trovarono che l'energia gravitazionale del Sole era sufficiente per tenerlo "acceso" per decine di milioni di anni. La risposta fu data da George Gamov e dal fisico brasiliano Mario Schenberg nel 1941: viene in effetti prodotta una enorme quantità di energia, ma la temperatura estremamente alta innesca processi nucleari che generano neutrini e questi neutrini rimuovono l'energia in modo rapidissimo. Il neutrino è una particella priva di carica, quasi senza massa e che interagisce molto debolmente, capace di muoversi senza ostacoli attraverso spessi strati di materiale -- anche attraverso l'intera Terra e attraverso il Sole. I neutrini che sfuggono dagli strati più esterni di una supernova portano via la sua energia, con quello che Gamov chiamò in modo umoristico "il processo Urca ", paragonando tale processo al modo rapido con cui il denaro dei giocatori sparisce ai tavoli della roulette del Casinò da Urca a Rio de Janeiro. Il processo fu confermato drammaticamente dall'esplosione della supernova del 1987 (l'immagine riportata qui sopra la mostra alcuni anni dopo; una immagine più grande, con ulteriori collegamenti ipertestuali, si trova qui). L'osservazione della supernova ha coinciso con l'arrivo rapido di 11 neutrini, rivelati dal sensibile osservatorio sotterraneo di Kamiokande in Giappone, e di 8 registrazioni indipendenti su un rivelatore nell'Ohio]
Questo evento catastrofico è noto come un'esplosione di una supernova (tecnicamente, di una "supernova di tipo 2"). Tycho Brahe ebbe la fortuna di osservare un fenomeno simile avvenuto nella nostra galassia, in cui la luminosità superò quella di Venere e il fenomeno fu visibile anche in pieno giorno. I cinesi ne osservarono uno nell'anno 1054 nella costellazione del Cancro, nello zodiaco, e ancora un altro avvenne ai tempi di Keplero. Da allora, tuttavia, sembra che non ne sia avvenuto nessun altro in prossimità della Terra. L'evento più notevole di questo genere fu osservato (in modo piuttosto accurato) nel 1987 nella Grande Nube di Magellano, una piccola galassia, satellite della nostra (ved. l'immagine qui sopra; la nube più interna è quella prodotta dall'esplosione, mentre gli anelli sembrano più antichi). Per altre notizie sulle supernovae, ved. qui
Il materiale espulso dall'esplosione di una supernova alla fine si disperde attraverso lo spazio, e una parte di esso si raggruppa in nubi di polveri e gas che in seguito formano nuove stelle e pianeti. Tutti gli elementi che si trovano sulla Terra, più pesanti dell'elio (eccetto forse una piccola quantità di litio) probabilmente sono stati generati in questo modo: prodotti della fornace nucleare in qualche stella pre-solare, liberati o generati nell'esplosione che ha accompagnato il collasso finale. Il nostro corpo è fatto di polvere di stelle -- il carbonio, l'ossigeno, l'azoto e gli altri elementi sono stati tutti prodotti dalla fusione nucleare.
Per quanto riguarda i "resti di una supernova" che rimangono dopo il collasso, il loro destino dipende dalla massa. Se la stella non era troppo massiccia, i resti formano, come si è spiegato, una stella di neutroni. Se la stella originariamente ruotava attorno al suo asse, la velocità di rotazione viene enormemente aumentata; i resti della supernova del 1054 (la nube espulsa, la "Nebulosa del Granchio" è mostrata qui a sinistra) compiono circa 30 rotazioni al secondo! Anche un eventuale campo magnetico, presente nella stella originaria, viene enormemente amplificato, e i fenomeni ad esso associati possono far sì che vengano emessi fasci di onde radio. Le pulsar, sorgenti pulsanti di onde radio, con un periodo di pulsazione estremamente stabile, sono state prodotte in questo modo. Tra l'altro, la Nebulosa del Granchio si sta ancora espandendo. Ved. qui per un confronto tra due immagini prese a 30 anni di distanza. Un'altra immagine, molto dettagliata, della nebulosa si può vedere qui.
Aggiunto il 20 ottobre 1999: Il nuovo telescopio orbitante per raggi X Chandra ha ottenuto una immagine a raggi X in alta risoluzione della regione centrale della nebulosa del Granchio. Prima di allora, gli astrofisici ipotizzavano che la stella residua fosse circondata da detriti orbitanti, con particelle di alta energia sparate violentemente lungo il suo asse magnetico, l'unica direzione in cui le linee del campo magnetico non le tengono confinate. L'immagine a destra mostra che tutto questo è abbastanza verosimile. Per vedere una immagine dei resti di una supernova nella costellazione del Centauro, come osservati dalla sonda Chandra fare clic qui.
Secondo la teoria, una stella molto più massiccia del Sole collasserà ulteriormente e diventerà un buco nero. Quello che avviene può essere soltanto ipotizzato e calcolato, ma non osservato, poiché la gravità della stella nello stato collassato è così intensa che né luce né informazioni di alcun genere possono tornare nel mondo esterno. Ci si aspetta quindi che tali oggetti siano completamente neri; sono quindi chiamati "buchi neri" poiché, secondo la teoria della relatività generale, la materia in una tale stella continua a cadere indefinitamente, finché la stella si contrae in un punto. Così in teoria una tale stella è simile al proverbiale pozzo senza fondo, anche se nessuna osservazione potrà mai confermarlo.
Benché gli astronomi non possano vedere tali oggetti, essi sono persuasi della loro esistenza, almeno in certe localizzazioni. Da un po' di tempo si pensa che un buco nero molto massiccio si trovi al centro della nostra galassia e, se è così, probabilmente sarà lo stesso per il centro di altre galassie, e questo le aiuterebbe a tenerle insieme.
Abbiamo oggi prove piuttosto definite e anche una buona stima di quanta dovrebbe essere la massa di un tale mostruoso oggetto. La storia di questa scoperta è riportata nella sezione seguente, "Un buco nero al centro della nostra galassia".
Un'altra versione della poesia di Edna St. Vincent Millay:
Il mio gelato gocciola da entrambi i lati
In gran fretta lo divoro
Però ah! miei nemici e miei amici
Ha proprio un gusto che adoro!
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