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Marte è il pianeta più prossimo a noi, e sembra in qualche modo il più simile alla Terra: ruota in poco più di 24 ore, ha una tenue atmosfera e vulcani estinti, e l'inclinazione del suo asse di rotazione rispetto all'eclittica è molto simile a quella della Terra, per cui si producono stagioni simili alle nostre (anche se durano il doppio, poiché il suo "anno" equivale a circa due dei nostri anni). Un telescopio mostra calotte polari con cambiamenti stagionali, e la sua superficie (ved. l'immagine qui sotto, ripresa dalla sonda Viking 2 della NASA) assomiglia molto a un deserto spazzato dal vento del sud-ovest degli Stati Uniti - una superficie con massi esposti alle tempeste di vento.
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![]() Si può notare il colore rossastro del suolo, segno (qui e nel sud-ovest degli Stati Uniti) di un alto contenuto di ferro. Marte appare rosso anche nel cielo ("il pianeta rosso"), e per questo motivo una luminosa stella rossa nella costellazione dello Scorpione è stata chiamata "Antares" - l'avversaria (anti-) di Ares, il nome greco di Marte, dio della guerra. Il rapido movimento di Marte tra le stelle nel corso della notte indica che si tratta di un oggetto relativamente vicino. Anche prima dell'invenzione del telescopio, Tycho cercò di dedurre la sua distanza, usando il metodo della parallasse e il cambiamento di posizione dovuto alla rotazione terrestre; pensava di esserci riuscito (in inglese), ma si sbagliava. In seguito, quando furono note le leggi di Keplero, ci si rese conto che la risposta avrebbe fornito l'intera scala delle distanze del sistema solare e, usando un telescopio, Jean Richer nel 1672 ottenne la prima grossolana stima della distanza di Marte. Prima che l'astronomia avesse avuto informazioni dettagliate su Marte, era convinzione diffusa che la vita potesse esistere sul pianeta rosso, o magari fosse esistita nel passato. Anche con un buon telescopio, nel XX secolo un osservatore non poteva risolvere su Marte maggiori dettagli di quanti se ne possano risolvere sulla Luna ad occhio nudo - le variazioni atmosferiche ("scintillio") rendevano poi l'impresa anche più ardua. Gli osservatori erano d'accordo sulla presenza delle calotte polari e di certe zone scure, ma poi era l'immaginazione a prendere il sopravvento. Alcuni pensarono di vedere delle linee che congiungevano le zone scure - i famosi "canali di Marte", supponendo che fossero fasce di vegetazione (come nella valle del Nilo) lungo canali artificiali scavati per distribuire le risorse di acqua in via di estinzione. Percival Lowell, un astronomo dilettante, credeva fermamente alla realtà di una civiltà marziana. Negli anni 1893-1894 costruì un osservatorio sotto il cielo limpido di Flagstaff, in Arizona, e nel 1895 pubblicò il libro "Marte", e successivamente altri due libri, con molte mappe che mostravano i canali. Verso la fine della sua vita (morì nel 1916), egli usò il suo telescopio alla ricerca di un nuovo pianeta e, come si vedrà, nel 1930 venne infine scoperto Plutone.
L'immagine riportata sopra mostra il vulcano "Olympus Mons", che si eleva di 25 Km sulla superficie di Marte. Tale altezza è resa possibile dalla debole gravità del pianeta: se una montagna così si trovasse sulla Terra, il suo peso farebbe sì che la sua base gradualmente affonderebbe nel terreno, lasciando alla fine un'altezza comparabile a quella delle montagne terrestri. C'è molto di più da dire a proposito di Marte (ved. le tabelle). C'è anche un gran canyon (forse scavato dall'impatto di una cometa o forse il risultato di una frattura del terreno) con caratteristiche attribuite al fluire dell'acqua, oltre a un moderato campo magnetico che sembra iniziare piuttosto vicino alla superficie. |
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Autore e Curatore: Dr. David P. Stern
Ci si può rivolgere al Dr. Stern per posta elettronica (in inglese,
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Traduzione in lingua italiana di Giuliano Pinto
Aggiornato al 25 Agosto 2009